Uomo chiave della sanità si suicida bevendo acido muriatico

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Bari/ Uomo chiave della sanità si suicida bevendo acido muriatico
Venerdí 26.08.2011 17:42



Non ha lasciato nessun biglietto, nemmeno una parola di saluto per i suoi amati gemelli, prima di togliersi la vita con una morte terribile. Massimo Novelli, 41 anni, amministratore della "Sanitaservice", una delle società in house della Asl Bari con il compito di stabilizzare i lavoratori precari, è stato trovato morto in una piazzola di sosta sulla provinciale che porta da Locorotondo a Martina Franca.

L’ipotesi più accreditata è quella del suicidio con acido muriatico, ma in realtà sulla morte del brillante e giovane manager di origini leccesi, è calata una cortina di mistero. Novelli lavorava a Bari, ma abitava con la famiglia a Capo di Leuca, in provincia di Lecce. Ogni mattina si metteva in macchina e raggiungeva il capoluogo. Lo ha fatto anche mercoledì quando, però, di lui si sono perse le tracce. A darne notizia è La Gazzetta del Mezzogiorno.

Da quel giorno l’uomo, sposato e padre di due gemelli, non ha più risposto al cellulare. La moglie, allarmata per il lungo silenzio del consorte, ha chiesto aiuto ai Carabinieri. Le ricerche non sono andate avanti a lungo. Il cadavere dell’uomo è stato trovato ieri mattina dai Carabinieri della compagnia di Martina Franca all’interno della sua Volkswagen Passat.

Novelli era molto noto negli ambienti della sanità barese. Laureato in Economia aziendale all’università "Bocconi" di Milano, era stato nominato amministratore unico della società "Sanitaservice" il 1° giugno dell’anno scorso. La stessa società in house, era stata finanziata con un capitale di 100mila euro interamente versato dalla Asl barese come previsto da una delibera della giunta regionale del 15 dicembre 2009 e, dopo l’accordo firmato con le sigle sindacali ad aprile di quest’anno, era stata decisa l’auto-produzione dei servizi di facchinaggio, portierato, ausiliariato e pulizie.

Il 14 luglio il 41enne aveva partecipato all’incontro con il Commissario straordinario della Asl di Bari, Angelo Domenico Colasanto, il direttore amministrativo Massimo Giuseppe Mancini e quello sanitario Gregorio Colacicco, dove era stato stabilito di partire con le internalizzazioni di 30 unità del facchinaggio in attesa di avviare quelle per gli altri servizi dal 1° ottobre prossimo.

Ma, proprio l’altra sera, martedì 24 agosto, Novelli si era incontrato nuovamente con il direttore generale Colasanto e con il direttore sanitario della stessa Asl per manifestare tutte le sue preoccupazioni per il peso dell’incarico. La crescente responsabilità sembra che gli avesse causato uno stato di forte disagio psichico. Insomma Novelli sarebbe stato sotto stress.

"ERA PREOUCCUPATO" - "Temeva di commettere errori con le procedure pubbliche di cui non era pratico - ha dichiarato al telefono il neo direttore generale dell'Asl di Bari, Domenico Colasanto - e noi abbiamo cercato di tranquillizzarlo invitandolo a non mollare. Ma lui aveva anche rappresentato la volontà di dimettersi e di non essere in grado di poter avanti l’incarico. Inoltre era stato oggetto di pesanti attacchi da parte dei sindacati".

Novelli, a dicembre 2010, fu bersaglio di una feroce polemica. Era ritenuto un «manager fantasma» perché, nonostante il blocco sulle internalizzazioni disposto dal presidente Vendola in seguito alle misure imposte dal ministro Tremonti, avrebbe continuato a svolgere il ruolo di amministratore. Lui replicò. Disse di non aver mai ricevuto un centesimo per tutto il periodo dell’incarico.

La notizia della morte del giovane manager ha avuto l’effetto di una bomba nel paese del Capo di Leuca. I concittadini di Novelli sono increduli e sgomenti. Lo stesso vale anche per i suoi collaboratori della sanità barese e tra i lavoratori degli ospedali di Bari, Rutigliano, Triggiano e Modugno. Ma perché Novelli si è ucciso e perché in quella maniera così feroce, resta un mistero ancora da svelare.

dice - da quando avevamo saputo che aveva fatto perdere le sue tracce. Era un manager molto capace, davvero in gamba ma purtroppo era caduto in uno stato di depressione, o quantomeno di forte disagio, per la gestione di alcuni aspetti della Sanitaservice. Era preoccupato - ammette Colasanto - per le internalizzazioni, quattro giorni fa c'eravamo incontrati proprio perché volevo rassicurarlo. Gli dissi che gli avremmo fornito tutti gli strumenti per fare bene il suo lavoro, gli avevo promesso subito la disponibilità di un milione di euro». Evidentemente le parole confortanti del direttore generale dell'Asl non sono bastate a convincere un uomo evidentemente dilaniato al suo interno. «Sono affranto, non ci sono parole per drammi come questi», chiosa Colasanto con un filo di voce.@
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